Spesso leggo di persone che si affacciano al mondo della compressione con molti dubbi. Il compressore può sembrare un aggeggio piuttosto esoterico, finché non ci si accorge che in sostanza serve a controllare il volume di una traccia automaticamente.

Parlo di volume, ma in realtà dovrei dire dinamica: con questa si intende la differenza tra le parti ad ampiezza (in dB) più forte e quelle ad ampiezza più contenuta.

Se hai mai avuto a che fare con registrazioni di voce umana, di chitarra acustica o di batteria ti sarai accorto che ci sono passaggi molto forti e passaggi molto deboli; questo può causare problemi quando vai a mixare, perché il volume medio è sregolato.

Ci sono alcuni controlli che si trovano in quasi tutti i compressori, sia hardware che software; oggi voglio parlarti dei parametri più comuni con cui avrai a che fare. Usandoli, puoi arrivare ad avere una dinamica minore che ti permette di mixare più facilmente la traccia su cui stai lavorando.

Threshold: la soglia di attivazione

Il controllo threshold in un compressore, indicato in dB, determina il livello al quale il compressore inizia a reagire al segnale in ingresso. 0dB significa quindi che la soglia è talmente alta che il compressore non reagirà praticamente mai; -30dB significa che la gran parte del tuo segnale farà agire il compressore.

Se la traccia sulla quale metti il compressore di media raggiunge i -12dBFS, per esempio, e imposti la threshold a -11dB, questo significa che ogni segnale pari o superiore a -11dB attiverà il compressore.

Solo il segnale che supera questa soglia verrà compresso. Quanto intensa sarà l’azione del compressore dipende dal parametro ratio.

Ratio: il rapporto di compressione

La ratio indica il rapporto della riduzione, rispetto al segnale originale, che il compressore andrà ad effettuare sul segnale che ha superato la threshold.

È normalmente espressa in una forma del tipo 1:1; alcuni valori che probabilmente senti spesso sono 2:1, 4:1, “infinito:1”.

Il funzionamento è semplice: ad esempio 2:1 significa che, del segnale che oltrepassa la threshold, solo la metà viene lasciata passare dal compressore.

Se la threshold di -11dB viene oltrepassata di 4dB (-15dB), il compressore li riduce a 2 (quindi escono -13dB). Se viene oltrepassata di 10dB (-1dB), il compressore li riduce a 5 (risultato: -6dB). La soglia viene quindi superata, anche con il compressore attivo, ma in maniera ridotta a quello che succederebbe se il compressore fosse spento.

Con una ratio di 4:1, il segnale, superiore alla soglia, post-compressione sarà un quarto di quello originale. Con 8:1, solo un ottavo del segnale originale passa.

Una ratio di infinito:1 “schiaccia” tutto il segnale che supera la soglia, impedendogli sostanzialmente di oltrepassarla. In questo senso, e in effetti per ogni ratio superiore a 10:1, si comincia già a parlare di limiter, che è in sostanza un compressore con una ratio molto alta.

Certo, potresti dire, ma ora il segnale finale potrebbe risultare più basso di volume! È per questo che esiste il controllo di cui ti parlo di seguito.

Makeup gain: il guadagno post-compressione

Quando hai abbattuto i picchi in eccesso con il compressore, portandoli più vicini alla media del resto del segnale, puoi usare il controllo makeup (o makeup gain, o gain, o output…) per alzare il volume medio di tutta la traccia.

Se avevi picchi che ti costringevano a tenere basso il fader perché ti facevano “andare sul rosso” la traccia, ora che li hai smussati puoi permetterti di alzare il volume complessivo.

In questo modo quei dettagli del suono che erano molto bassi (come delle ghost notes sul rullante) adesso verranno enfatizzate assieme al resto del suono, sulla base del guadagno in uscita che andrai ad applicare.

Attack e release: la velocità di azione e di ritorno

Quasi tutti i compressori ti permettono di agire su questi due parametri (una famosa eccezione è lo LA-2A, che ti dà solo gain e peak reduction).

L’attack (attacco) definisce quanto velocemente il compressore arriva al massimo livello di azione, definito dalla ratio, dopo essere stato innescato secondo la threshold.

Un attacco veloce fa sì che la maggior parte del picco di segnale venga compressa, mentre un attacco lento arriva a piena compressione in maniera più graduale. Su un suono molto percussivo, ad esempio, l’attacco lento permette di far passare una buona parte del picco iniziale e comprimere il resto del segnale.

Il release (rilascio) determina quanto veloce, o lento, sia il ritorno dallo stato di compressione massima a quello di “nessuna compressione” dopo che il segnale in ingresso nel compressore è sceso sotto la threshold.

Un rilascio lento comprime quindi più a lungo il segnale, ma potrebbe rendere difficoltoso per il compressore essere pronto a reagire al picco di segnale successivo.

Solitamente puoi ottenere un buon risultato se, guardando gli indicatori di compressione presenti, imposti la release in maniera tale che “vada a tempo” con il brano che stai mixando.


Questi che ti ho elencato sono i parametri più comuni presenti sui compressori, da tenere presenti anche quando si parla di compressione parallela. Ti sei mai trovato in difficoltà a utilizzarli?

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