Oggi voglio parlare di un artista che ho il piacere di conoscere da svariati anni: Lester Greenowski, già frontman di Lester & The Landslide Ladies.

Lo conosco dai tempi in cui militavo negli Shakedowns, anche se all’epoca si trattava di una conoscenza epistolare (carta e penna!); nel tempo ho avuto la fortuna di suonare una linea di basso su “Electric Blue”, un brano del suo primo album solista (“It’s Nothing Serious, Just Life”, del 2014, su Area Pirata Records). Quella fu la mia prima esperienza con una DAW! Una minuscola interfaccia Behringer (UCG102) e Audacity erano tutto quello che avevo a disposizione ma bastarono per farmi sentire fighissimo 😀

In tempi più recenti, quando andare negli studi di registrazione è diventato più difficile ma la scimmia creativa continua a gridare nelle orecchie dei musicisti, il buon Lester mi ha contattato per un brano al quale stava lavorando in una classica situazione di home recording.

Il brano

Lester aveva preparato, lavorando a distanza con i suoi musicisti di fiducia, la sua versione di “Scrubber” dei The Boys, gruppo rock/power pop di Honest John Plain e Casino Steel (già negli Hollywood Brats), tratta dal loro secondo disco “Boys Only” (ascoltalo!).

Le registrazioni sono state fatte dai singoli musicisti con i mezzi virtuali oggi a disposizione di molti: una batteria elettronica il cui segnale MIDI è stato poi importato e lavorato in EZ Drummer di Toontrack, chitarre con Amplitube 4 (che al momento in cui scrivo costa solo 39,99 euro!) e basso in maniera analoga.

Lester ha registrato la sua linea vocale (anzi, le sue linee vocali – in questo articolo ti spiego tra le altre cose perché è ganzo registrare più di una voce per la stessa melodia) mi pare con il suo Sennheiser e poi mi ha fatto arrivare tutti i file da lavorare in formato WAV, pronti per essere importati nella mia DAW di fiducia.

Preparazione e mixaggio

La prima cosa che ho fatto, e che consiglio vivamente a chiunque, è stata creare un mix statico, una versione del brano ottenuta sistemando livelli e panning (disposizione spaziale centro/destra/sinistra) delle tracce in modo da poter dare un primo ascolto e farsi un’idea di dove l’artista voleva arrivare e di come aiutarlo ad arrivarci.

Per creare le mie impostazioni di routing (tracce ausiliari per chitarre, voci, basso, batteria con relativi plugin e tutti quegli effetti di dinamica quali compressori e time-based come riverberi e delay) mi sono avvalso del mio template di fiducia, che ho creato qualche tempo fa dopo aver completato mixaggi che mi convincevano particolarmente. Puoi leggere cosa penso dell’utilizzo dei template qui!

Finite queste operazioni preliminari mi sono messo a lavorare per bene su livelli e suoni: solitamente lavoro su tracce a base nettamente rock, e quindi mi piace iniziare da un bilanciamento di cassa, rullante, microfoni panoramici (se presenti) e basso, seguiti dalla voce.

In generale lavoro la voce, almeno a grandi linee, prima delle chitarre, che per frequenze e imponenza acustica tendono a combatterla: nella mia esperienza lasciando la voce alla fine del mixaggio si rischia di fare fatica a farla risaltare come dovuto. Questo può anche essere voluto, specie in certo metal, ma in un tipo di rock dove la melodia vocale conta molto è vitale che la performance dei cantanti sia al centro del panorama sonoro!

Detto questo, avere a che fare con chitarre grasse, sudate e dannatamente rock è una soddisfazione non da poco, e adoro sentire le varie esecuzioni singolarmente, per poi bilanciarle tra di loro in maniera aggressiva quanto basta per non devastare l’impatto della voce.

Un mix non finisce mai finché non finisce

Già! Si potrebbero passare giornate ad abbassare, alzare, riabbassare, rialzare i singoli elementi di un brano, ma difficilmente questo porta a miglioramenti radicali del lavoro svolto. In particolare si rischia anzi di danneggiare quello che si è fatto fino a quel momento se non si ha la lucidità necessaria per valutare le proprie scelte.

Per questo mi piace, una volta aver completato una versione che mi convince, fermarmi e ascoltare il mix il giorno seguente o almeno dopo qualche ora; anche cambiare mezzo di ascolto (per esempio passare da un tipo di cuffia a un’altra) aiuta le orecchie a cogliere aspetti che magari prima erano sfuggiti.

Io mixo e masterizzo con le mie Beyerdynamic DT990 Pro, ma spesso ascolto il mio lavoro sugli auricolari del telefono, che rappresentano un tipo di ascolto molto diffuso tra i fruitori di musica; essendo io stesso molto abituato a quel tipo di suono, mi rendo velocemente conto di eventuali problemi. Ad esempio se ho enfatizzato troppo le frequenze intorno a 1kHz-3kHz (quelle alle quali l’orecchio umano è più sensibile) negli auricolari me ne accorgo subito perché mi forano i timpani…

Arrivato il momento, dopo svariati ascolti non consecutivi, in cui sono soddisfatto del mio lavoro, lo passo a chi me lo ha inviato: in questo caso il buon Lester!

Il brano definitivo

Dopo alcuni aggiustamenti finali il brano è stato ritenuto pronto per la pubblicazione. La versione di Scrubber di Lester è stata utilizzata in una compilation tributo ai The Boys e agli Hollywood Brats che puoi ascoltare e acquistare su Bandcamp.

Qui trovi la versione di Lester e quella originale!