Quando hai solo un cellulare o poco più ma vuoi comunque registrare e pubblicare qualcosa come fai?
Lo usi, ecco come fai.
Oggi voglio parlare un po’ del gruppo di cui faccio parte dal 2018, gli Slöth. È un trio punk con pezzi brevi, veloci e dai testi quantomeno minimali, spesso costituiti dal solo titolo ripetuto all’ossessione.
Un approccio non per tutti che però mi ha dato soddisfazione su vari livelli: anzitutto mi ha portato a riprendere in mano il basso forzandomi a creare linee molto, MOLTO semplici, e in secondo luogo mi ha insegnato a utilizzare quello che avevo sottomano per tenere traccia delle canzoni via via composte e per pubblicarle in una forma più vicina possibile al loro spirito DIY.
Il lavoro in sala
Gli Slöth sono una idea del mio amico Giulio, ex Pork Chöp Express, ex Alfredo Garcia, ex Strange Bedfellows, da sempre amante di una quantità innumerevole di generi musicali ma con il garage e il punk nel cuore.
Dopo avermi convinto, non con molto sforzo visto che volevo un gruppo in cui fare rumore, a seguirlo in questa avventura, e dopo una non semplice ricerca di un batterista, siamo riusciti a mettere in piedi questo carrozzone punk.
Ho quindi cominciato, per la prima volta, a registrare con costanza tutte le sessioni di prove con il mio telefono, cercando ogni volta di posizionarlo in maniera che nessuno dei tre strumenti presenti coprisse eccessivamente gli altri: ho scelto di posizionare il microfono del telefono verso le casse della sala per acquisire il suono delle nostre voci e tenerlo abbastanza in alto su un leggio per evitare che la cassa della batteria o il basso fossero troppo presenti nella registrazione.
Purtroppo non abbiamo mai suonato nella stessa sala più volte di fila, e quindi ogni volta dovevo ricominciare da capo la ricerca della posizione meno imperfetta. C’è da dire che le registrazioni con un telefono, in una stanza chiusa e con i volumi a tutta canna, non saranno mai perfette, quindi le aspettative non erano altissime.
A casa
Tutte queste registrazioni, una volta importate in Logic Pro X, mi sono servite per creare dei demo di riferimento dei pezzi. Nella DAW ho dovuto lavorare tanto di equalizzazione (per rimuovere alcune risonanze delle stanze e per dare meno enfasi alle frequenze basse, molto presenti), ma per creare un demo veloce non avevo bisogno di chissà quale qualità.
Col tempo, abbiamo avuto però voglia di pubblicare ufficialmente qualche cosa, che non tradisse lo spirito punk con lavorazioni eccessive ma che fosse nel contempo abbastanza intelligibile.
Siamo riusciti in questa maniera ad avere un primo brano pronto, “Nature Is Dumb”, che abbiamo subito messo su Bandcamp:
Per quanto io cercassi di recuperare la voce dalle registrazioni fatte con il telefono, il suo volume era sempre troppo basso rispetto agli strumenti: siamo quindi tornati in sala prove per ovviare con nuove registrazioni a questo problema.
Di nuovo in sala ma con potenti mezzi
Nessun potente mezzo è stato utilizzato.
Con il mio vecchio macbook del 2009 e la Focusrite 2i4 come scheda audio, in sala prove abbiamo allestito delle mini session di registrazione. Il mio SM57 è stato messo all’amplificatore della chitarra, l’amplificatore del basso è stato collegato direttamente a un canale del mixer della sala (tramite la sua uscita D.I.) e un singolo microfono, portato dal batterista, è stato usato come panoramico per riprendere la batteria, dopo averlo posizionato in alto dietro al batterista con la capsula che guardava il rullante.
Nel mixer dunque entravano tre linee: basso, chitarra e batteria. Per passare dal mixer al macbook ho utilizzato l’uscita aux del mixer stesso, normalmente deputata ai monitor di palco, e con un semplice cavo jack l’ho portata nella Focusrite.
Avendo quel mixer in particolare un solo aux non ho potuto avere due uscite separate, che mi avrebbero permesso di separare un minimo gli strumenti nello spazio virtuale della daw: la registrazione della parte strumentale era quindi esclusivamente monofonica, problema al quale si può ovviare in fase di mixaggio con plugin di imaging per modificare l’immagine stereofonica del brano.
In questa maniera abbiamo registrato la base di vari pezzi, ma abbiamo tenuto solo quella di “(God Told Me To Be A) Commie”. Mancavano però le voci e un piccolo assolo…
Compiti a casa
La decisione è stata unanime e di pancia: le voci le registriamo col telefono, a casa.
“Oh no”, direte voi, “ma così la qualità tipica degli studi di registrazione va a farsi benedire!”.
E allora?
Conscio di questa obiezione, che io stesso mi ero posto, ma curioso e bramoso di provare a vedere il risultato che riuscivo a ottenere da registrazioni di bassa qualità, ho dato indicazioni a Giulio su come sistemare il telefono in casa per avere un risultato decente: all’altezza della bocca e a una quindicina/ventina di centimetri dalla stessa.
A lui il compito di ascoltare in cuffia la base strumentale e cantare nel telefono le parti vocali, per poi usare il telefono stesso come microfono per registrare l’assolo di chitarra (ritorno a breve su questo); a me il compito di rimettere insieme i pezzi dentro Logic e dare un senso sonico al tutto.
La registrazione dell’assolo ha messo in evidenza un problema che non avevo considerato: il suono delle corde che venivano plettrate era chiaramente percepibile nella registrazione! Non essendo presente mentre Giulio registrava non escludo che posizionando l’amplificatore e il telefono che ne registrava il suono più lontani dalla chitarra il suono delle corde sarebbe stato trascurabile.
Dovendo però lavorare con quello che avevo ricevuto, mi sono affidato alla potenza dell’equalizzazione: un filtro passabasse applicato alla traccia mi ha permesso di eliminare la maggior parte del suono delle corde mantenendo però la maggior parte del suono dell’amplificatore.
Questo tipo di processo, dopo il necessario mixaggio e masterizzazione fatti da me, ha portato a questo risultato:
Non paghi dell’esperienza, volendo pubblicare altri pezzi, abbiamo deciso di provare a spingere ancora di più sul pedale delle registrazioni fatte in casa.
Tutti a casa
A questo punto tutti (e quando dico tutti VOGLIO DIRE TUTTI) abbiamo usato quello che abbiamo a casa per registrare altre canzoni. Ale, il batterista, ha registrato delle basi di batteria sulla sua batteria elettronica; io ho registrato il basso dentro Logic con i suoi amplificatori virtuali; Giulio ha nuovamente registrato voci e chitarre con il solo telefono come microfono.
La batteria di Ale tendeva a suonare un po’ troppo pulita, per il genere e per i miei gusti: nulla che un po’ di equalizzazione aggressiva, di distorsione e di saturazione non potessero sistemare.
Sulle chitarre di Giulio ho nuovamente usato un filtro passabasse per attenuare il suono delle corde; sul mio basso ho trovato il suono che più mi piaceva in modalità completamente in-the-box, non avendo amplificatori veri a disposizione né tantomeno un posto dove registrarne il suono.
Per uniformare tutti questi suoni e farli quantomeno sembrare registrati nello stesso posto, un saggio utilizzo del riverbero si è rivelato fondamentale: troppo e venivano fuori i genesis, troppo poco e sarebbe mancata la coerenza sonora.
Dopo svariati mixaggi e masterizzazioni, abbiamo pubblicato cinque pezzi registrati in questa maniera molto moderna, che a mio parere riesce comunque a rispecchiare lo spirito grezzo e sporco che li ha fatti nascere. Qui ne metto uno a titolo di esempio:
Cosa pensi di queste modalità di registrazione? Ti sei mai trovato a registrare con mezzi di fortuna?