Capita a tutti di avere a che fare con una batteria che proprio non ne vuole sapere di stare al suo posto, o con una performance vocale di cui apprezzi l’interpretazione ma che ha bisogno di essere un po’ più costante dinamicamente.
Magari hai fatto ricorso alla compressione, tirando giù tutto il possibile, e ti sei trovato senza neanche un transiente rimasto, per poi disperarti perché la traccia è senza vita, piatta, poco interessante.
In questo caso, ti suggerisco di provare a utilizzare la compressione parallela! Una sapiente miscela di segnale (quasi) non alterato e segnale (molto) alterato per rendere più presenti i suoni delle tue tracce senza perdere di naturalezza.
Come impostare la compressione parallela
Ci sono due modi per impostare la compressione parallela. Se hai un compressore che dispone di un controllo dry/wet, puoi inserirlo sulla tua traccia o sul tuo aux e gestire la quantità di segnale compresso dal dry/wet.
Altrimenti puoi creare una mandata dalla tua traccia o aux verso un nuovo aux, sul quale istanzierai il compressore. Ti consiglio di impostare la mandata in modalità pre-fader, in modo che la quantità di segnale che arriva al compressore non sia influenzata dal volume della traccia originale.
Se scegli questa seconda strada poi puoi utilizzare il fader dell’aux sul quale hai messo il compressore per miscelare il volume insieme alla traccia originale. Non esagerare, basta davvero poco per un ottimo effetto; come si dice sempre, usa le tue orecchie.
Spinga, signora, spinga (quel compressore)
Lo scopo principale della compressione parallela è creare “ciccia” nel segnale, una corposa dose di frequenze medie/medio-alte che riempiono il suono del tuo strumento senza però uccidere tutti i transienti.
Come settare dunque il compressore?
Io ti consiglio di andarci giù pesante: ricorda che il segnale ipercompresso verrà mischiato a quello originale e non ascoltato da solo nel mix definitivo.
Prova a tenere una ratio piuttosto alta, da 4:1 in su, e abbassa lentamente la soglia (threshold) del compressore fino ad avere anche una decina di dB di riduzione.
Gioca anche con attack e release del plugin: un attack più lento farà passare più transienti, e un release veloce permetterà al compressore di essere pronto per il prossimo transiente più rapidamente.
Io di solito lascio attack e release molto veloci, per abbattere la maggior parte dei transienti.
Ricordati di alzare il makeup gain del compressore per recuperare un po’ di quel volume che hai abbassato con l’azione del compressore stesso e poi miscela q.b. il segnale compresso con quello originale.
Let’s rock
Se ascolti il segnale ipercompresso in solo ti sembrerà piuttosto privo di vita: un blob di rumore o di suoni poco naturali. Tuttavia, il trucco è proprio saper dosare questo segnale con quello presente sullo strumento o sulla voce di partenza.

La tua batteria sembrerà istantaneamente più tamarra, e le tue voci guadagneranno presenza senza perdere naturalezza, visto che sulla traccia di partenza avrai conservato la maggior parte del segnale al suo stato brado (magari con tre o quattro dB di compressione giusto per tenerlo sotto controllo).
Ricorda: la potenza è nulla senza controllo, quindi non far sentire il segnale ipercompresso più forte di quello naturale.
Se hai già provato la compressione parallela dimmi per cosa ti piace usarla!